Il 2022 è stato un anno per certi versi eccezionale. Archiviata la pandemia da Covid-19, osservatori, uffici studi e i principali organi di valutazione nazionali e mondiali, si aspettavano per i 12 mesi passati una robusta crescita. Invece, lo scorso febbraio, un altro “cigno nero” (così gli addetti ai lavori definiscono un evento imprevedibile ma dagli effetti particolarmente negativi) ha colpito le economie occidentali, con conseguenze di medio-lungo termine che hanno cambiato, ancora uno volta, lo scenario. Lo scoppio del tutto inaspettato del conflitto Russo-Ucraino, infatti, ha destabilizzato gli equilibri del Vecchio Continente, provocando una serie di reazioni a catena che hanno impattato in maniera significativa sull'economia dei singoli Stati, sullo sviluppo industriale e sulle finanze delle famiglie. La crisi delle materie prime che si è acuita a seguito dell’invasione, l’aumento dei costi energetici e il caro-bollette hanno creato problemi in particolare alle piccole e medie imprese. A queste minacce si è, poi, aggiunto il massiccio ritorno dell’inflazione ed una politica monetaria restrittiva che ha impattato sul costo del denaro.
Capire cosa può accadere nel 2023, dunque, è quanto mai importante. Soprattutto per provare a comprendere come orientare i propri investimenti e dove indirizzare i risparmi nei prossimi mesi. Anche se, è bene dirlo subito, i mercati hanno già abbondantemente abituato a smentire le previsioni.
L’inflazione ha raggiunto il suo picco?
Quando ha iniziato marginalmente a manifestarsi, sul finire del 2021, tutti si aspettavano che il ritorno dell’inflazione sarebbe stato solo transitorio. Invece, nel 2022 ha raggiunto livelli record, riportando indietro l’orologio di 30 anni. Qualche numero può aiutare a capire meglio cosa è accaduto: secondo i dati diffusi mensilmente dall’Istituto nazionale di Statistica (Istat), infatti, nel 2022 in Italia i prezzi al consumo hanno fatto segnare una crescita media dell’8,1%: l’aumento più ampio dal 1985. Solo il prezzo dell’energia è salito di oltre il 50%. Mentre guardando all’Eurozona nel suo complesso, il 2022 si è chiuso con un tasso del 9,2%.
I consumatori, nel corso dell’anno, si sono quindi trovati a fare i conti con una significativa perdita di potere d’acquisto. E chi aveva soldi liquidi sui conti correnti si è visto erodere parte del capitale. Una situazione che ha inevitabilmente messo in allarme le Banche Centrali, rendendo necessario un repentino cambio di rotta nella politica monetaria. Il costo del denaro ha iniziato a salire, sia in Europa che in America dove anche la Federal Reserve ha scelto di attuare una politica restrittiva. E questo ha inevitabilmente avuto ripercussioni sui tassi di mutui e prestiti che, per la prima volta da anni, cioè da dopo la grande crisi del 2008, sono cresciuti ben oltre le aspettative. Oggi, hanno toccato il livello più elevato degli ultimi 8 anni.
Cosa potrebbe accadere nel 2023? Sebbene la Banca Centrale Europea, a marzo, abbia rivisto al rialzo nuovamente il costo del denaro, e non escluda ulteriori futuri interventi correttivi, alcuni analisti sono propensi a ritenere che il picco dei tassi sia ora all’orizzonte, mentre le dichiarazioni della stessa BCE suggeriscono che il quadro risulta ancora incerto. In base alle ultime stime BCE, il tasso di inflazione dell’intera area euro dovrebbe gradualmente scendere nel corso dell’anno. Ci vorrà tempo, dunque, perché si ritorni alla soglia obiettivo fissata dalla BCE intorno al 2%.
Oltreoceano, anche il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, si è dimostrato cautamente ottimista, confermando di aspettarsi un calo significativo dell'inflazione nel corso dei prossimi mesi. Anche se, ha aggiunto, bisognerà attendere il 2024 per tornare a un indice dei prezzi al consumo vicino al 2%.
Crescita economica o recessione?
In uno scenario come questo, è legittimo chiedersi cosa accadrà alla crescita economica nel prossimo futuro. Si corre il rischio di cadere in una nuova recessione? O le basi sono abbastanza solide da permettere una ripresa? Da un lato, secondo alcuni esperti del settore, le prospettive a livello globale, seppur non rosee, sono meno fosche di qualche mese fa. Il Fondo Monetario Internazionale, nell'aggiornamento di fine gennaio del WEO (World Economic Outlook di ottobre), ha stimato in rialzo il Pil a livello mondiale nel 2023, seppure in rallentamento rispetto all'anno scorso. Guardando all’Italia, invece, sempre secondo il FMI si registrerà una crescita contenuta, mentre la Germania sarà quasi ferma.
D’altro canto, bisognerà comunque tenere alta l’attenzione perché le incognite da monitorare, che potrebbero cambiare lo scenario, sono ancora molte. Da un lato, a pesare, sono ovviamente ancora la crisi energetica, l’incertezza geopolitica dovuta al conflitto Russo-Ucraino e le politiche monetarie restrittive delle Banche Centrali, che terranno banco ancora per qualche mese in Europa e oltreoceano. Per contro, secondo gli analisti, va tenuta sotto controllo anche la situazione in Cina, la cui crescita nel 2022 è stata largamente frenata da una recrudescenza della pandemia da Covid-19, ma che, con la recente riapertura dei confini nazionali, lascia prevedere una strada più rapida verso la ripartenza.
Gas e bollette. Cosa possiamo aspettarci?
La crisi energetica certamente non si è risolta: anche se a gennaio ha iniziato a registrarsi una minima inversione di tendenza, ci vorrà comunque tempo per trovare un nuovo equilibrio. Stando ai dati diffusi dall’ ARERA, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, a inizio 2023, il prezzo al megawattora della materia prima è sceso sotto i 70 euro. Questo significa che le famiglie ancora nel mercato tutelato hanno potuto contare su una diminuzione circa del 34,2% della bolletta rispetto al mese di dicembre. I prezzi rimangono però ancora più alti della norma e va riassorbito l’impatto che le bollette dei mesi precedenti hanno avuto su famiglie e imprese; si stima che nel 2022 una famiglia-tipo italiana abbia registrato una spesa media annua di 1.866 euro per il gas, in rialzo del 64,8% rispetto al 2021.
Difficile, poi, prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi sul fronte delle bollette e dei prezzi della componente energia e gas. L’inverno ormai alle spalle e gli stoccaggi nel nostro Paese (complice un clima mite a inizio anno) sembrano essere largamente sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale. La domanda è in calo, anche grazie a temperature non eccessivamente rigide in varie parti d’Italia. Per questo, c’è chi ipotizza che questa tendenza ribassista proseguirà inalterata fino all’estate, quando la domanda si ridurrà drasticamente. Secondo la società indipendente Nomisma Energia, per esempio, gran parte degli aumenti del 2022 sarà riassorbita proprio durante i prossimi mesi estivi. Tuttavia le incertezze, legate in particolare alla crisi geopolitica, sono tuttora molte e suggeriscono cautela.
Se nel breve periodo la strada sembra essere ancora incerta, maggiori sicurezze si hanno circa il percorso da seguire nel lungo termine. La svolta verso la sostenibilità ambientale e le fonti alternative, infatti, sembra essere ormai delineata, con l’obiettivo di accelerare la transizione “green”. E i primi segnali di questo necessario cambio di rotta sono già visibili. Secondo il recente rapporto “European Electricity Review” di Ember, think tank ambientale senza scopo di lucro con sede nel Regno Unito che da anni si batte per ridurre l'uso del carbone, infatti, il 2022 è stato caratterizzato da una significativa accelerazione nella diffusione dell’energia solare ed eolica. Non solo: in Europa la produzione di eolico e solare, per la prima volta, ha persino superato quella del gas (20%).
Destreggiarsi con il fai-da-te tra queste incertezze e la complessità dello scenario macroeconomico è spesso rischioso: i consulenti BPER Banca ti possono aiutare con la loro professionalità, partendo dell’ascolto delle tue esigenze.
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Marzo 2023