Gestire il proprio denaro in maniera efficiente non è sempre facile. Significa non solo investire in strumenti finanziari la cui offerta è sempre più ampia. Ma anche allocare risorse necessarie per tutelare il patrimonio da eventi futuri imprevisti, pianificare la successione o gli anni della pensione, destinare risorse a obiettivi di vita ben determinati, come l’acquisto di una casa, il percorso di studi o il matrimonio dei figli. Si tratta di attività che richiedono le necessarie competenze. O un aiuto professionale. Non è un caso che, quando si parla di gestione del denaro, sia molto alta la percentuale di persone che avvertono quella che gli esperti chiamano “ansia finanziaria”. Secondo studi recenti, nel 2022 ne soffre poco più del 30% degli italiani, con picchi molto diversi a seconda della preparazione: chi ha minori conoscenze tende a essere più preoccupato circa il futuro e la gestione del suo reddito.

Una situazione che diventa tanto più sconfortante durante i periodi di crisi, come quello attuale. Il caro bollette e l’aumento dei prezzi dei principali beni alimentari, infatti, stanno mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie. A questo, poi, vanno aggiunte le crescenti preoccupazioni per un tasso di inflazione che non accenna a diminuire e i timori di eccessive oscillazioni sui mercati a causa delle tensioni geopolitiche in Europa.

Lo confermano anche i dati pubblicati nel recente Rapporto “Educazione finanziaria: strumento d’orientamento in tempo d’incertezza” realizzato dal Comitato Edufin (vale a dire il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria istituito a livello governativo) in collaborazione con Doxa. Nelle sue pagine si legge che il 60% delle famiglie italiane fatica ad arrivare alla fine del mese (era il 57,6% nell’anno della pandemia) ed è diminuita contestualmente la capacità di risparmio, con il 14,9% degli intervistati che ha dichiarato di aver speso più del proprio reddito.

Cos’è l’educazione finanziaria

Per questo sempre più spesso si sente parlare di educazione finanziaria. Una materia trasversale che sta interessando istituzioni governative, impegnate in prima fila nella realizzazione di eventi e iniziative formative, e anche molti organismi internazionali, come l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Ed è proprio questa organizzazione che ha tentato di tracciarne una definizione comunemente accettata, spiegando che, per educazione finanziaria si intende un “processo attraverso il quale i consumatori, i risparmiatori e gli investitori migliorano le loro capacità di comprensione dei prodotti”. In altre parole, può anche essere definita come lo stato di buona comprensione della propria situazione economica, comprese le entrate, le spese, i risparmi e gli investimenti futuri. E non riguarda solo il denaro: si tratta di acquisire le conoscenze, le competenze e la fiducia necessarie per prendere decisioni consapevoli e informate che migliorino la vita.

L’importanza dell’educazione finanziaria è anche percepita da un numero sempre crescente di persone. Il già citato Rapporto Edufin fotografa una situazione di costante aumento della consapevolezza. Si legge, infatti, che nel corso degli ultimi anni, la quota di italiani che vorrebbe introdurre l’insegnamento di questa disciplina nelle scuole è aumentata significativamente, raggiungendo una percentuale prossima al 90%. Non solo, il 79,5% degli intervistati ne ritiene anche utile l’inserimento sul posto di lavoro.

A che punto siamo in Italia

Eppure, nonostante un generalizzato aumento della consapevolezza, molte persone non hanno ancora oggi le conoscenze necessarie per prendere buone decisioni in materia di denaro. E vivono in un perpetuo stato di ansia da un lato e di fastidio per il tema “denaro” dall’altro. In pratica, preferiscono non occuparsi del problema. Al contrario, appena si inizia a capire come funziona il mercato, diventa gratificante e perfino entusiasmante gestire la propria situazione.

Sempre Edufin segnala come rimane contenuta oggi la percentuale di italiani con un elevato livello di conoscenza finanziaria: sono solo il 44,3% degli adulti, mentre nei più giovani si scende addirittura al 30,5%. Non è un caso, dunque, che siano proprio gli under 36, meno formati e meno consapevoli, a mostrare una propensione maggiore verso gli investimenti più rischiosi.

Ma è sul confronto internazionale che i dati assumono tutta un’altra rilevanza. Stando ai dati contenuti nell’ultimo Rapporto Ocse, pubblicato nel 2020, sui 26 paesi del mondo coinvolti nell’indagine, l’Italia si colloca all’ultimo posto per grado di alfabetizzazione finanziaria. Dietro a Montenegro, Colombia e Romania. E a Hong Kong che svetta sul primo gradino del podio.

Il gender gap

A incidere maggiormente sono i gap di genere e dell’età: sono, infatti, donne e anziani a dimostrare minori competenze. Da un lato, gli over 65 hanno una minore capacità di accedere ai mezzi di informazione digitale. Dall’altro, invece, è ancora molto bassa la percentuale di donne che si laureano in materie scientifiche. L’Istat nel 2021 notava che solo 17 ragazze su 100 ottengono un titolo di studio in discipline Stem (acronimo che include “scienze, tecnologia, ingegneria e matematica”), contro circa il 36% dei ragazzi. Questa situazione va poi inquadrata in un contesto più ampio, caratterizzato da un retaggio culturale molto ben radicato e basato su una chiara suddivisione dei ruoli tra uomo e donna. Così, se storicamente alle donne era per lo più demandata la cura della casa e della prole, la gestione del patrimonio e del budget familiare rimaneva una questione prettamente maschile.

La preparazione degli studenti

Se il dato relativo all’alfabetizzazione finanziaria degli adulti è preoccupante, quello che riguarda le conoscenze dei giovani, notoriamente caratterizzati da maggiori capacità di accesso alle informazioni, è ancora più allarmante. L’ultima indagine disponibile sulle competenze degli studenti con età media di 15 anni è quella pubblicata dall’Ocse nel 2020. Il report, triennale, si chiama Pisa (Programme for International Student Assessment) e si basa su dati raccolti nel 2018 (per il prossimo rapporto, l’analisi è in corso nel 2022). Emerge che l’Italia è tredicesima, su una lista di 20 paesi (di cui 13 Ocse e 7 non-Ocse), per alfabetizzazione finanziaria dei suoi studenti. Guardando più nel dettaglio, poi, i risultati sono lapidari: uno ragazzo su cinque ha le capacità minime necessarie per prendere decisioni consapevoli in campo finanziario. Mentre solo il 36% parla di questioni legate alla gestione del denaro. È proprio partendo da questi dati che BPER Banca, da anni, dedica diverse risorse a sostenere l’educazione finanziaria attraverso progetti rivolti alle scuole di ogni ordine e grado. Oltre 128.000 ragazzi sono stati coinvolti nel 2021 in iniziative di educazione finanziaria, un dato che quest’anno potrà beneficiare anche del nuovo progetto nazionale con i ragazzi delle università chiamato “B-education: idee che valgono” (www.ideeche valgono.it) dove, tra i vari incentivi, sono anche previste importanti borse di studio.

BPER Banca si impegna a supportare sempre più la crescita della cultura finanziaria della propria clientela anche attraverso la professionalità e la competenza dei suoi consulenti, disponibili ad illustrare le soluzioni di investimento più adatte al profilo di ogni singolo risparmiatore.

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Link utili:
Portale di educazione finanziaria di Banca d’Italia: https://economiapertutti.bancaditalia.it/
Portale di educazione finanziaria: https://www.quellocheconta.gov.it/it/
Programma nazionale: https://www.quellocheconta.gov.it/it/chi-siamo/strategia-nazionale/strategia-nazionale2/index.html

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