Gestire il proprio denaro in modo efficace spesso richiede conoscenze e competenze finanziarie: non stupisce dunque che, sempre più di frequente, questa attività sia associata a quella che gli esperti definiscono “ansia finanziaria”.

Secondo alcuni studi recenti è una condizione che ha colpito, nel 2022, circa il 30% della popolazione italiana, che si è dimostrata preoccupata circa il futuro e la gestione del reddito familiare. La situazione economica attuale, poi, ha contribuito inevitabilmente ad aggravare questa percezione. Il Rapporto della Consob (la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) relativo alle scelte di investimento delle famiglie italiane, pubblicato lo scorso dicembre, ha delineato un quadro della situazione. Per farlo, ha analizzato le conoscenze, le attitudini e i comportamenti di un campione di 1.436 investitori.

È emerso che l’80% degli intervistati ritiene complessa la gestione delle finanze personali soprattutto a causa del contesto incerto, caratterizzato da un massiccio ritorno dell’inflazione con una significativa crescita dei prezzi dei beni alimentari e delle bollette. Inoltre, nel confronto con il 2021, è anche aumentata la percentuale di coloro che dichiarano di provare disagio nella gestione dei propri soldi. In tale contesto, molti investitori preferiscono detenere i propri risparmi sul conto corrente, lasciando grandi quantità di capitali liquidi. Una scelta che però, spesso, non tiene conto dell’erosione del potere d’acquisto provocato dall’inflazione.

Mancano le conoscenze finanziarie di base

Il problema principale, dicono i ricercatori, è la scarsa preparazione: agli investitori italiani mancano le competenze finanziarie di base. Basti pensare che solo un intervistato su due sa cosa significhi diversificare gli investimenti (leggi qui per saperne di più). La percentuale di risposte corrette a domande relative a conto corrente, azioni, obbligazioni o fondi comuni non supera quota 60%. E solo il 65% del campione è in grado di comprendere cosa significhi “inflazione” e quali effetti concreti questo fenomeno comporti sulla vita di ogni giorno, sui risparmi e quali azioni intraprendere per contrastarne l’effetto negativo sugli investimenti.

Per questo assume una rilevanza ancora maggiore l’educazione finanziaria. Perché consente di prendere decisioni consapevoli e informate in merito ai propri soldi, agli investimenti, al risparmio e alle scelte future da pianificare in anticipo. Come la pensione, per esempio, o obiettivi di vita ben precisi. Anche gli investitori sono consapevoli della necessità di colmare questo gap e di migliorare la propria “alfabetizzazione finanziaria”. Per alfabetizzazione finanziaria si intende la conoscenza delle variabili economiche e finanziarie e dei principali strumenti finanziari, inclusa una corretta percezione dei relativi rischi, che consente di effettuare scelte di investimento informate e consapevoli. Ecco perché il 66% degli intervistati si dice disposto ad approfondire i temi utili alle scelte finanziarie più importanti. Mentre il 34% dichiara che il riferimento più indicato per innalzare le competenze personali sono le banche.

L’importanza di un aiuto professionale

L’importanza di un aiuto professionale

Nel rapporto Consob si legge anche che chi viene assistito da un professionista detiene un portafoglio più diversificato rispetto a chi, al contrario, opta per la gestione fai-da-te. Tendenzialmente la diversificazione comporta infatti maggiore tutela rispetto ai rischi specifici collegati ad un singolo emittente, o ad uno specifico settore o paese. Oltre che maggiore preparazione ad affrontare periodi di incertezza, senza farsi prendere dall’emotività. In particolare: chi ha un referente finanziario raramente possiede solo un prodotto, il 31% contro il 49% della parte restante del campione. Ed è anche contestualmente più diffuso l’investimento in fondi comuni e obbligazioni bancarie.

I benefici di un supporto professionale, poi, includono anche una più elevata propensione alla gestione delle finanze personali. Chi ha più attitudine a gestire il proprio denaro, infatti, tende più spesso ad avvalersi del supporto di un consulente, piuttosto che agire in autonomia, privilegiando la relazione e il rapporto di fiducia che prosegue nel tempo.

La durata della relazione con un professionista è un elemento importante. Gli individui che si rivolgono al proprio consulente da più di cinque anni tendono a connotarsi per una posizione finanziaria più solida, ad avere maggiori conoscenze finanziarie di base e di finanza sostenibile e una più elevata fiducia negli intermediari finanziari.

Più informati e più sostenibili

Più informati è più sostenibili

Ma c’è anche un altro aspetto non marginale da tenere in considerazione. Chi si affida a un referente risulta essere anche più sensibile all’ambiente e alla sostenibilità. La percentuale di coloro che hanno in portafoglio strumenti sostenibili è infatti maggiore nelle persone che scelgono di affidare la gestione del proprio denaro a un supporto professionale (17% contro 11%). Il fatto è, spiegano gli analisti e i ricercatori, che sebbene l’interesse verso queste forme di investimento più attento all’ambiente sia in aumento, e non solo da parte delle generazioni più giovani, a mancare sono le nozioni di base in materia di finanza sostenibile. Per questo la propensione ad acquistare questi prodotti è maggiore se si è assistiti da un consulente dedicato, che ne spieghi le caratteristiche ed introduca i benefici potenziali di tali scelte di lungo periodo.

 

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale.