In questo ultimo periodo si è molto parlato dell’impatto che le decisioni della Banca Centrale Europea hanno sulla nostra vita di tutti i giorni, sul progressivo innalzamento dei tassi di interesse di mutui e prestiti e sull’andamento dell’inflazione. Le notizie relative alla politica monetaria tengono banco su tutti i principali quotidiani di informazione e sono al centro delle più recenti notizie di cronaca non solo in Italia o in Europa, ma anche oltreoceano. Sempre più spesso, infatti, il ruolo delle banche centrali è associato alle notizie relative all’aumento medio del carrello della spesa e dei prezzi dei principali beni di consumo. Ma quali sono davvero i compiti della Banca Centrale Europea? Ecco perché è importante comprendere, almeno in linea generale (e senza pretesa di esaustività), il suo funzionamento.

 

La Bce: una breve storia

Una Banca Centrale, secondo la definizione comunemente accettata, è un’istituzione pubblica che gestisce la valuta di un paese (o di un gruppo di paesi) e controlla contestualmente la quantità di moneta in circolazione. Di norma, esiste una Banca Centrale per ciascuna delle aree economiche che condividono la stessa valuta. Così, per esempio, nell’eurozona c’è la BCE, negli Stati Uniti d’America la Federal Reserve (meglio conosciuta come FED), nel Regno Unito opera la Banca d’Inghilterra, mentre in Giappone si occupa di gestire lo Yen la BoJ, ovvero la Bank of Japan. Il ruolo delle banche centrali varia, naturalmente, a seconda dei Paesi ed è stabilito dalla legge. Per questo, pur avendo alcuni tratti in comune, non è possibile definire allo stesso modo i ruoli di tutte le Banche Centrali.

Nello specifico, la BCE è la Banca Centrale dei paesi dell’Unione europea che utilizzano come valuta nazionale l’euro. Ha sede a Francoforte sul Meno, in Germania ed è stata istituita proprio per governare l’euro, la moneta comune introdotta a gennaio 1999, ma diffusa sotto forma di denaro circolante solo a partire dal 2002. Di fatto, è nata assorbendo diverse prerogative delle banche centrali nazionali (es. Banca d’Italia) ed è per questo considerata la “banca delle banche commerciali”. A differenza di un istituto di credito tradizionale non opera con i cittadini privati, cioè non ci si possono aprire conti correnti o sottoscrivere altri prodotti di finanziamento, per esempio, come mutui o prestiti. E rispetto alle banche che siamo abituati a conoscere ha la particolarità di essere un organismo pubblico. Questo significa che non ha scopo di lucro e, dunque, non persegue il profitto.

Cosa fa la Banca Centrale Europea?

Il primo, e forse più noto compito della BCE, è quello di emettere la valuta circolante nei paesi dell’Eurozona e di preservarne e salvaguardarne il valore. Basti pensare che, oggi, l’euro è una delle monete più importanti del mondo, utilizzata in 20 paesi dell’Ue e da oltre 346 milioni di cittadini. Un ulteriore obiettivo prioritario della BCE è quello di mantenere stabili i prezzi in tutti i paesi dell’Unione. E dal 2014, monitora la solidità delle singole banche commerciali vigilando sul loro operato. Gestisce e controlla l’infrastruttura finanziaria, garantendo la sicurezza dei pagamenti elettronici. Di recente, ha iniziato a esplorare il mondo dei crypto-asset e della tecnologia blockchain. Ed è al lavoro per realizzare un euro digitale.

Governare l’inflazione

Ma analizziamo nel dettaglio il ruolo principale della Banca Centrale Europea. Quello che la porta sui quotidiani nazionali e al centro delle più recenti notizie di cronaca: mantenere stabili i prezzi in tutta l’Eurozona.

Un principio fondamentale soprattutto in ragione del fatto che prezzi bilanciati e coerenti stimolano l’economia, gli acquisti, la crescita e l’occupazione. In altre parole, questo significa tenere sotto controllo l’inflazione. Periodi di alta inflazione, con prezzi troppo elevati, infatti, rischiano di far perdere valore al denaro, riducendo al tempo stesso il potere d’acquisto ed erodendo il risparmio accantonato. Al contrario, quando i prezzi scendono eccessivamente e per un periodo di tempo prolungato, si incorre nel rischio opposto: i consumatori potrebbero per esempio decidere di rimandare i loro acquisti, per timore di ulteriori ribassi, mentre le imprese dal canto loro potrebbero congelare gli aumenti degli stipendi. E questo comporterebbe un inevitabile rallentamento dell’economia in tutti i principali Paesi dell’Unione.

Per questa ragione la BCE ha fissato una soglia obiettivo per il tasso di inflazione che si aggira intorno al 2%. Questo vuol dire che, quando il tasso rilevato si discosta di molto da questo valore considerato stabile e prevedibile, è necessario un intervento correttivo di politica monetaria, per ripristinare l’equilibrio.

Ed è proprio quello che sta accadendo da fine 2021, quando il tasso di inflazione ha iniziato gradualmente a crescere fino ad arrivare, solo 12 mesi dopo, ad un aumento medio dell’8,1%, stando ai dati diffusi dall’Istituto nazionale di Statistica (Istat). La crescita più significativa dal 1985. Una situazione tutt’altro che risolta: secondo le stime diffuse dall’Istat e relative al mese di aprile 2023, per esempio, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività ha fatto segnare un aumento dell’8,2% su base annua, dal +7,6% del mese precedente. Su base mensile la variazione è lieve (e pari al +0,4%), ma risente della nuova accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati. Restano alti anche i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”: i beni alimentari e quelli per la cura della casa e della persona, infatti, hanno fatto segnare il +11,6%.

In una situazione come questa, la Banca Centrale Europea ha optato per un repentino cambio di rotta nella sua politica monetaria, passando da una espansiva a una politica restrittiva. E il costo del denaro ha iniziato a salire.

Ma cosa significa, in concreto? La BCE, per regolare la stabilità dei prezzi, controlla e gestisce la quantità di moneta in circolazione nell’economia reale. Per farlo, utilizza i tassi di interesse, cioè appunto “il costo del denaro”. La fissazione di questi tassi ufficiali è uno dei principali strumenti di politica monetaria, poiché nel loro insieme influenzano le condizioni di finanziamento e gli sviluppi economici dei vari Paesi. Attualmente, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi sono rispettivamente pari al 3,50%, al 3,75% e al 3,00%. Oscillavano intorno allo zero circa in tempi di pandemia. Altri metodi di intervento della Banca centrale sono legati ad operazioni dirette sui mercati con acquisto o vendita di titoli di Stato, con conseguente aumento o diminuzione della quantità di moneta circolante. Anche questi ultimi interventi hanno un effetto sul costo del denaro e, di conseguenza, sull’attività economica generale, promuovendo una espansione o un rallentamento della stessa, secondo gli obiettivi perseguiti dalla politica economica.

In particolare, quando l’inflazione è alta, i tassi ufficiali stabiliti dalla BCE iniziano a salire in modo da contenere gli eccessi di domanda, ossia dei consumi e degli investimenti nel loro complesso.

L’inflazione ha un effetto importante anche sul mondo degli investimenti in quanto ha un impatto negativo sul rendimento reale dei prodotti finanziari, ove il valore del rimborso e della remunerazione del capitale dei prodotti stessi è calcolato in termini nominali e quindi non è rivalutato in base all’andamento dell’inflazione.

Inoltre, l’incremento dei rendimenti degli investimenti non sempre è in grado di battere l’inflazione.

Dunque, a tassi di interesse più alti può non corrispondere un vantaggio in termini reali per cui rimane sempre opportuna una attenta diversificazione dei tuoi investimenti, per la ricerca di un potenziale rendimento affiancato da una gestione del rischio in linea con le tue caratteristiche.

BPER Banca mette a disposizione i suoi professionisti, per aiutarti a valutare quali possono essere le soluzioni più adeguate in base alle tue esigenze e obiettivi di investimento.

 

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