Un recente studio dell’Università di Washington, pubblicato nell’estate del 2021, è arrivato a ipotizzare che, nel 2100, si potrà vivere fino a 125 anni. Il report ha senza dubbio il pregio di porre l’attenzione su una delle sfide di lungo periodo più importanti del nostro tempo: quella dell’invecchiamento della popolazione. Un trend che, in effetti, è già in atto in tutte le principali economie del mondo. In gergo tecnico viene definito “silver economy” (letteralmente “economia d’argento”) e, di fatto, rappresenta un mercato tutto nuovo che include al suo interno i settori che potrebbero crescere proprio in funzione di questa tendenza, specializzati nella produzione di prodotti e servizi rivolti alla popolazione senior.

Stando alle più recenti stime dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), infatti, entro il 2050 il segmento degli over 60 rappresenterà quasi il 22% della popolazione mondiale, raggiungendo un totale di oltre due miliardi di persone. Un dato che diventa tanto più significativo se si pensa che, solo negli anni 2000, la percentuale di incidenza non era superiore al 10%.

In Italia, l’ultimo bollettino diffuso dall’Istat a novembre 2021 prevede che il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050. Non solo: i cittadini in età lavorativa scenderanno, entro i prossimi 30 anni, dal 63,8% al 53,3% del totale. Mentre l’età media della popolazione arriverà a circa 50,7 anni (era 45,7 nel 2020), portando il nostro Paese ad essere uno dei più “anziani” di tutto il Vecchio Continente. Un fenomeno certamente da non sottovalutare, soprattutto per gli impatti inevitabili che la “long life” comporterà sulla società, l’economia e il welfare pubblico.

La società: le sfide

Innanzitutto, non vanno sottovalutate le implicazioni della silver economy sulla società, il suo welfare pubblico e il sistema pensionistico. Il rischio è infatti quello di potersi trovare in futuro in una situazione di squilibrio, in quanto i contributi versati dai lavoratori attivi potrebbero non riuscire a coprire integralmente le pensioni di una fetta sempre più numerosa e longeva della società. Dall’altro lato, va anche considerato che una “vecchiaia” più lunga comporta per i senior la necessità di trovare maggiori disponibilità economiche per gestire in tranquillità i lunghi anni della pensione.

Ecco perché, dicono analisti, economisti e osservatori internazionali, sta diventando sempre più necessario costruirsi un “cuscinetto” finanziario, che consenta di vivere con tranquillità gli anni di inattività lavorativa. Magari optando per soluzioni di previdenza complementare o fondi in grado di integrare il reddito derivante dalla pensione. Ma ci sono anche alcune polizze assicurative che offrono un indennizzo in caso di malattia o non autosufficienza. O, ancora, appositi investimenti di lungo periodo, da pianificare con cura e con l’aiuto di un consulente specializzato.

Un tema, quello dell’allungamento della vita, che non è passato inosservato nemmeno alle istituzioni. Nel 2015 Banca d’Italia ha introdotto il concetto di “Rischio di longevità” abbinandolo ai cambiamenti dell’economia. Nel 2021 la UE ha presentato il “Libro verde sull'invecchiamento”, voluto proprio per raccontare gli inevitabili sviluppi che questa tendenza progressiva ha sulla vita quotidiana, la crescita economica, la sostenibilità di bilancio, ma anche la sanità e l'assistenza a lungo termine. Le Nazioni Unite, invece, hanno proclamato il 2021-2030 il “Decennio dell'invecchiamento in buona salute”. Una sorta di collaborazione, guidata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), volta a intraprendere azioni per migliorare il benessere dei “nuovi anziani”, delle loro famiglie e delle comunità in cui vivono.

L’economia d’argento

Aldilà degli aspetti potenzialmente preoccupanti, però, la longevità ha anche una serie di risvolti positivi da tenere in considerazione. Soprattutto in ambito economico. Una stima realizzata da Oxford Economics e Technopolis Group ipotizza che entro il 2025 in Europa la silver economy arriverà a valere circa 5,7 trilioni di euro: pari quasi a un terzo del Pil europeo. Un settore, questo, che, dicono gli osservatori, darà lavoro nei prossimi anni a 88 milioni di persone. E include al suo interno tutta una serie di attività, prodotti e servizi pensati appositamente per la fascia di età senior. Dalla cosmetica, al tempo libero, passando per viaggi, salute, assistenza e co-housing, tanto per citarne alcuni. Senza dimenticare la domotica, i dispositivi hi-tech, gli apparecchi telemedicali e tutta l’area dell’alimentazione, sempre più importante in ottica “green”.

Gli over 60 sono, di fatto, i big spender della nuova società. Una potenza economica a cui si deve guardare con sempre maggiore attenzione, anche perché rappresentano la fascia di età con più tempo libero e comunque con denaro da spendere. Non solo. L’esercito di senior ha caratteristiche molto diverse e in larga parte non assimilabili al tradizionale concetto di “anziano”. Gli over 60 di oggi, infatti, appartengono alla generazione dei Baby Boomer. Sono i figli del boom demografico che si è registrato nell’immediato secondo dopoguerra (e comprende i nati tra il 1946 e il 1964), sono abituati ad avere una certa disponibilità economica e un tenore di vita fatto di poche rinunce. Hanno una casa di proprietà, comprata con il lavoro di tutta una vita, e risparmi da parte che utilizzano molto spesso per aiutare i figli. Oltre a una vita sociale attiva fatta di sport, uscite con gli amici, vacanze. E una buona propensione per l’utilizzo della tecnologia.

Non solo: stando ai dati contenuti nel primo rapporto sulla silver economy pubblicato dal Censis a fine 2019, i “nuovi anziani” puntano a selezionare rigorosamente ciò che consumano, con l’obiettivo di acquistare prodotti e servizi che contribuiscano a migliorare la qualità delle loro vite. Così, per esempio, si legge nel rapporto, sono 2,3 milioni i senior che visitano musei e mostre (con un aumento del 47% negli ultimi dieci anni), 2,2 milioni vanno al cinema (+58,2%), 2 milioni (+74,2%) visitano monumenti e siti archeologici, 1,6 milioni si recano a teatro (+29,1%). Mentre 10,7 milioni (con un aumento del 34,9%) non rinunciano a viaggi e vacanze.

Certo questi dati, che risalgono a prima dello scoppio dell’emergenza pandemica, vanno aggiornati. Ma è probabile che si tratti di una tendenza destinata a ripartire una volta che la situazione risulterà a tutti gli effetti risolta.

I prodotti per gli over 60

A livello di prodotti, invece, grande interesse, soprattutto dopo questi due anni di pandemia, lo stanno riscuotendo i dispositivi per la salute. I servizi di telemedicina, per esempio, offrono consulti a distanza e da remoto, anche in ambito psicologico. E hanno riscosso così tanto successo da far pensare a un loro possibile utilizzo anche al termine della fase di emergenza. Anche la domotica si sta adeguando: in commercio si possono trovare vari dispositivi intelligenti in grado di monitorare le persone che vivono da sole, fornendo anche feedback immediati ai familiari qualora si trovassero in situazioni di difficoltà.

Ci sono poi le startup. Come quella che, per esempio, ha ideato una piattaforma web con articoli e contenuti dedicati agli over 60. Non solo: sono anche presenti esperienze e viaggi da acquistare online, come tour in catamarano o corsi di cucina. C’è anche chi ha creato un sistema, via app, in grado di aiutare le famiglie a trovare assistenti e badanti affidabili. E chi, invece, permette di avere a disposizione on demand un “caregiver” personale che aiuti gli anziani o le persone fragili nelle terapie, magari accompagnandoli in ospedale o occupandosi di fare la spesa al supermercato.

 

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